Andrea Mazzoli, Italia, 1964
Pittore iperrealista, poeta, cantastorie, memoria di un’epoca passata che rivive nelle sue tele delicate e silenziose. Una storia, quella dell’uomo e del suo amore per la natura, che si fonde in un amplesso incantato, un amore tagliato da infiniti fili d’erba, solcato da paesaggi ombrosi e corrosivi, carezzato dalle segrete creature del bosco; una storia che ritorna infinite volte tra le mani, toccando i suoi muri antichi, vivendo con lo sguardo uno ad uno gli strumenti di un lavoro trascorso e mai perduto. E’ una marea incontenibile. Essa penetra nella nostra memoria, s’infrange, lascia lo stupore a scavare dentro ai nostri occhi. Il suo indiscusso e riconosciuto talento ci fa tornare bambini; il miracolo, dietro l’apparente immobilità delle cose, trasforma i ricordi in un canto spiegato. Autodidatta, fin dai suoi esordi Andrea Mazzoli ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti dalla critica ed ha esposto nelle principali Fiere d’Arte Internazionali. I suoi lavori sono stati acquisiti dal MOCAK, Museum Of Contemporary Art in Krakow, Cracovia, Polonia.
Vive e lavora a Maniago, Poffabro e Pordenone.
CARACò
La raccolta selettiva di queste opere di Andrea Mazzoli sottolinea la preziosa memoria di un tempo irripetibile che accompagna la maturità del crescere senza abiurare le stille dell’infanzia, primaria corteccia cerebrale dei ricordi.
I temi del lavoro, della operatività quotidiana, i riti e le abitudini collettive della vita comune sottolineano una sensibilità e rispetto per ciò che è il processo naturale del consumarsi del tempo.
Andrea Mazzoli , traccia sulla tela questo linguaggio nostalgico ombreggiandolo sapientemente di chiaroscuri che altro non sono che il tratto del tempo e ne fa memoria come patrimonio culturale ed affettivo della comunità di cui ne difende e ricorda le origini.
Il realismo di queste figure, attrezzi di lavoro, animali, piante diventano segmenti evocativi che raccontano una storia, una splendida storia: in sintesi è la Vita.
IRRINUNCIABILI PRESENZE
“ Un mondo, una storia dentro pochi centimetri di intonaco”: questo, per Andrea Mazzoli, il punto di partenza della sua pittura che ricerca, tra le crepe dei muri del passato, il senso del presente, la sua identità di uomo, la sua appartenenza ad una comunità precisa.
Ed è tutto già eloquente in quei muri carichi di fascino, scelti dall’artista come sfondi a strumenti fabbrili e contadini, testimoni, passo dopo passo, della storia del nostro territorio: il maglio, le mole, l’incudine, persino un vecchio Landini, trattore di cui il nostro artista sa riprodurre anche l’emozione del suono stridente, sincopato, roboante della sua accensione, dentro un’ansia, tutta legittima, di recuperare un passato gravido di suggestioni.
Muri, dunque, come ponti di ricordi, di memorie antiche che Andrea non intende disperdere ma fissare sulle tele mediante segni e colori.
L’impianto disegnativo è deciso e chiaro, netti e precisi i contorni dell’oggetto, protagonista spesso unico e incontrastato di un contesto che da narrativo, evocativo, può trasformarsi in surreale; è il caso di quel “meriggiare pallido e assorto”, all’interno di un cortile in cui, sparsi qua e là, spiccano i segni di presenze intuite, silenziose, stanche nell’ora più assolata di una realtà dimessa per la quale il tempo sembra essersi fermato.
Anche un po’ ermetico, allora, il linguaggio artistico di Andrea, pittore irrefrenabile, curioso e attento osservatore di una Natura che gli appartiene e che egli vive anche nel cacciare, dentro una ciclicità dove morte e vita sono contemplate con rassicurante consapevolezza.
Strepitosi i soggetti della sua arte venatoria, attori involontari della caccia: fagiani, beccacce, lepri e caprioli, starne che si alzano in volo su orizzonti sfumati che caricano le tele di atmosfera, di poesia.
E c’è versatilità pure nell’impasto del colore, materico e compatto nei toni bruni e neri dei vecchi battiferri, leggero e caldo tra colline e brughiere, campi arsi dal sole e rupi impervie che solo pochi possono abitare…ma a tutti i suoi paesaggi, a tutti i suoi contesti l’artista riserva fremiti di luce, come quelli che si percepiscono tra i “fiori della mamma”, lungo il sentiero della vita; qui la pittura di Andrea Mazzoli diventa introspettiva, rivela la sua sensibilità, la sua anima profonda ..e in questo preciso istante il figurativo si fa simbolico e la meta è quel messaggio alto, religioso, che i battiti d’ala, ricorrenti nei suoi quadri, ci indicano come per magia.
Annamaria POGGIOLI