Il lupo nella Val Colvera e dintorni
di Andrea Vendramin
– tecnico faunistico e guida naturalistica –

Nei mesi di gennaio e febbraio 2021 diverse carcasse di animali sono state trovate all’interno del comune di Frisanco e, anche se non si può avere certezza a causa delle condizioni di ritrovamento, l’ipotesi più accreditata è che si possano attribuire a predazione o consumo da parte di lupi.
Avvistamenti e monitoraggi effettuati mediante foto-trappole sembrerebbero inoltre confermare questa idea.
È ancora presto per dirlo e serviranno ulteriori dati ma l’ipotesi è che sia un individuo singolo a muoversi nei territori di Andreis, Frisanco, e nei comuni limitrofi seguendo gli spostamenti degli ungulati all’interno delle loro aree di svernamento.
Che siano un animale di passaggio o che abbia deciso di stabilirsi in queste aree non è ancora dato saperlo, quel che è certo è che il territorio sta cambiando e se non questo, altri lupi potranno arrivare in futuro e stabilirsi in queste zone.
Andiamo a vedere però il perché del loro arrivo e le implicazioni future.
Abbiamo detto che il territorio sta evolvendo e questa è una situazione comune in gran parte del FVG, delle Alpi e delle zone montane in generale.
Chiunque sia in possesso di foto storiche delle montagne della Val Colvera potrà vedere come i paesi erano circondati da prati e appezzamenti coltivati. I boschi fortemente ridotti rispetto ai tempi odierni erano solitamente relegati in aree difficili da mantenere a prato e pascolo.
L’erba serviva per alimentare il bestiame domestico e le capre si inerpicavano volentieri anche nei luoghi più scoscesi.
Poi man mano qualcosa è cambiato, abbiamo modificato il nostro modo di vivere, gli allevamenti sono diminuiti e sempre più si sono trasformati da estensivi a intensivi, con animali stabulati in stalla e alimentati a mangimi provenienti da chissà dove.
L’uso del territorio da parte dell’uomo è cambiato, il legname non era più importante come un tempo, sostituito da altri materiali.
Infine, le persone stesse attratte dalla vita di pianura più agiata e con meno problemi migrarono spopolando il territorio montano.
Questo fu il segnale che il bosco attendeva da molto tempo. Man mano che l’uomo si ritirava abbandonando porzioni di prato, gli alberi in pochi anni avanzavano, inglobando stavoli, vecchie abitazioni, muretti a secco e stringendosi sempre più attorno ai paesi.
Con il ritorno del bosco anche gli ungulati selvatici ridotti a numeri esigui nel secondo dopoguerra, ora trovano invece gli spazi adatti a rifugiarsi e poter così espandersi numericamente e spazialmente.
Di seguito vengono riportati i dati dei censimenti venatori scaricabili dal sito della Regione FVG relativi al comune di Frisanco.
In generale i grafici riportati confermano un aumento degli ungulati presenti nel territorio comunale di Frisanco.
Tendenza che si può descrivere pari pari su tutto il distretto venatorio 4 (Prealpi Carniche) del quale Frisanco fa parte e delle montagne del FVG in generale.
Analizziamo ora ogni singola specie.
Muflone:
Il muflone è un animale che si è evoluto in Sardegna e Corsica dalle prime pecore importate dall’uomo dall’Asia.
Qui si è rinselvatichito riacquistando gli antichi geni di Ovis orientalis.
Negli ultimi decenni del secolo scorso fu reintrodotto in diverse zone d’Italia tra cui Veneto e FVG e sfruttando la sua prolificità e adattabilità ambientale ha avuto un cospicuo aumento numerico.
Animale che si è quindi evoluto senza la presenza del lupo, non ha sviluppato quelle tecniche di difesa necessarie per difendersi da questo predatore.
Questa è la causa del forte impatto del lupo sulle popolazioni di mufloni e potrebbe in parte spiegare le diverse carcasse di muflone trovate negli ultimi tempi in comune di Frisanco.
In altre zone di recente ricolonizzazione da parte del lupo (Altopiano dei Sette Comuni, Alpago,..) l’impatto sulle popolazioni di muflone presenti è stato importante, con cali numerici consistenti e un adattamento degli animali rimasti a vivere nelle zone più scomode e inaccessibili per il lupo.
Capriolo e cervo:
Negli ultimi 5 anni l’aumento numerico del capriolo ha subito una flessione.
Una concausa potrebbe essere il forte aumento del cervo che attua una sorta di competizione per interferenza con il capriolo limitandone la fitness.
Un’altra causa è attribuibile alle caratteristiche stesse del territorio. Difatti la diminuzione di spazi aperti come prati e pascoli va ad eliminare quelle situazioni di ecotono (cioè zone di transizione tra boschi e prati) tanto care al capriolo e va a favorire animali più forestali come il cervo.
Per quest’ultimo, come possiamo vedere dai grafici, l’aumento negli ultimi anni è stato considerevole e probabilmente continuerà nei prossimi anni.
Cinghiale:
Negli anni si è cercato di limitare l’espansione del cinghiale con prelievi numerici consistenti.
Animale con un impatto notevole sulle attività agricole, rappresenta anche una delle fonti trofiche principali per i lupi che prediligono predare i giovani animali (striati e rossi).
Camoscio:
La morfologia aspra del Val Colvera ha favorito questi eccezionali scalatori che trovano in questi ambienti il loro habitat ideale.
Il camoscio stesso quando vive in zone accessibili può diventare facile preda del lupo mentre, i gruppi che persistono in zone rocciose sono meno ambite dal predatore.
Anche la presenza del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane è stata e sarà sicuramente fondamentale per l’espansione degli ungulati rappresentando un serbatoio di potenziali prede disponibili per il lupo.
Con queste premesse, dobbiamo aspettarci un aumento della presenza del lupo nei prossimi anni, favoriti da una presenza massiccia di ungulati selvatici e da estese aree boschive dove trovare rifugio.
Non per ultimo, le leggi di protezione da cui è interessata questa specie hanno reso possibile una sua naturale ricolonizzazione a partire dalla fine degli anni ’70, espandendosi in gran parte del territorio appenninico e successivamente arrivando nelle Alpi Occidentali. Nell’ultimo decennio, anche grazie agli ingressi dagli stati confinanti (esempio la Slovenia) è arrivato ad occupare anche i territori delle Alpi Orientali.
È bene ricordare come il numero di branchi presenti in FVG non crescerà all’infinito negli anni ma sarà strettamente collegato alle disponibilità trofiche del territorio.
Questo probabilmente comporterà un certo impatto sulle attività di allevamento ma non solo.
La convivenza con questi animali non è mai facile ma con alcuni accorgimenti si possono limitare le interazioni negative con loro.
Il settore più vulnerabile è sicuramente quello zootecnico per le possibili predazioni sul bestiame domestico.
Per questo motivo, la Regione FVG mette a disposizione dei contributi per le aziende agricole che vogliano acquistare dei sistemi di prevenzione per gli attacchi dei grandi carnivori.
Ogni metodo di protezione va tarato su ogni singola azienda, non esiste una formula vincente per tutti ma diverse azioni da mettere in campo per proteggere gli animali allevati.
La difesa del bestiame è al momento l’unica strada per una convivenza con questi predatori.
L’azienda Friul Cashmere con la quale collaboro come tecnico faunistico e guida naturalistica, nonostante molto giovane, ha da tempo capito l’importanza di proteggere le capre che alleva e per questo motivo stiamo realizzando alcune misure di prevenzione tarate sulla loro realtà aziendale, in modo da essere efficaci e allo stesso tempo sostenibili per l’azienda stessa.
Un altro aspetto fondamentale è riuscire a far capire alle persone esterne al mondo dell’allevamento e dell’agricoltura le problematiche che un’azienda agricola deve affrontare nella convivenza con la fauna.
Se esistono metodi e attrezzature utilizzabili per proteggere il proprio bestiame, è altrettanto vero che questi comportano un dispendio maggiore sia in termini di tempo speso che di lavoro fisico.
È opportuno secondo me sensibilizzare la popolazione e avvicinare più persone possibili a questo mondo in modo che tutti possano contribuire almeno in piccola parte alla convivenza mettendo in atto buone pratiche, come tenere i cani al guinzaglio in presenza di bestiame per non spaventarlo, comprare i prodotti da aziende del territorio, ecc…
Un certo impatto, anche se di gran lunga inferiore, possono averlo anche su animali d’affezione, infatti cani e gatti possono in determinate condizioni diventare preda per i lupi.
Da qui nasce la necessità di intervenire per mettere in sicurezza soprattutto nelle ore notturne anche questi animali facendoli dormire in casa o in recinti sicuri e ancora, tenere i cani al guinzaglio durante le nostre camminate per impedire che entrino in contatto con i lupi o altra fauna.
I lupi non avvertono le abitazioni come un vero e proprio pericolo e nonostante sia raro possono soprattutto di notte avvicinarsi o addirittura attraversare i paesi alla ricerca di ungulati. Questo è particolarmente vero nei periodi di forte innevamento o comunque nella stagione fredda quando cervi, caprioli, mufloni e altri animali si avvicinano ai paesi per sopperire alle difficoltà dell’inverno.

Andrea Vendramin
tecnico faunistico e guida naturalistica
NdR
IL LUPO È PERICOLOSO?
Domande frequenti sul lupo in Italia:
Storie e curiosità sul LUPO
Il lupo è uno degli animali più citati fin da quando si è bambini, protagonista assoluto di favole, racconti e storie popolari. Attorno a questa specie, simbolo di fascino ma anche paure, sono stati fatti numerosissimi studi che dimostrano quanto sia innocua per l’uomo e utilissima per l’habitat ma le fake news, purtroppo sempre più numerose, ne minano la reputazione…se siete curiosi di conoscere più a fondo il lupo e scoprire cosa sia vero o meno non perdetevi questo filmato!
Andrea Boscherini
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