
Pofâvri
Lo spirito del luogo
La fantasiosa architettura spontanea che sposa la pietra e il legno, intrecciandosi con le voci del bosco e il mormorio delle acque, costituisce il fascino di Poffabro. Le caratteristiche abitazioni in pietra arenaria e legno distribuite in lunghe schiere o nelle chiuse, bellissime corti circolari, si discostano poco da quelle del Cinque o Seicento. Poffabro è un’opera umana unica, incastonata nella natura intatta e silenziosa del Friuli pedemontano. In apparenza aspro, questo paesaggio rivela invece un’umanità antica, dimenticata: le umili strade di campagna, le mulattiere, i sentieri montani, le stalle, le casere, i rifugi, gli abbeveratoi, i pozzi e tutte le opere che un tempo documentavano la fatica degli uomini ai margini del bosco o nelle sue radure più grandi.
Da vedere:
Poffabro è, secondo il pittore Armando Pizzinato, l’esempio di architettura spontanea più razionale e fantasiosa delle nostre Prealpi. La sua “forza magica” sta nell’effetto incantatore delle pietre tagliate al vivo e dei balconi di legno, elementi architettonici schietti e austeri, che pure danno un senso di intimità e raccoglimento nelle corti racchiuse su se stesse, a cui si accede attraverso uno stretto arco, o nelle lunghe schiere di abitazioni di pianta cinque-seicentesca. Nemmeno il terremoto del 1976 è riuscito a scalfire le case in pietra locale – arenaria o calcare – a tre o quattro piani, con i profondi ballatoi di legno a vista, caratterizzati dalle protezioni laterali sviluppate in verticale, unite tra di loro come in cerca di protezione. Il bello del borgo sta proprio nella sua assenza di palazzi tronfi e signorili e nell’umile realtà di pilastri, scale, ballatoi e archi in sasso, in armonia perfetta con la natura circostante. La pace e il silenzio hanno negli ultimi anni attirato qui diversi artisti, incantati dalla semplicità e dalla mancanza di magniloquenza. Poffabro e il suo circondario non vantano, ad esempio, grandi chiese dai mirabili tesori artistici, ma capitelli votivi sparsi un po’ ovunque e chiesette minori nate da una forte, anche se ingenua, esigenza devozionale, talvolta legata a episodi singolari, come la scelta del sito per la costruzione dell’oratorio di San Floriano in Crociera (sec. XV), indicato, pare, da un gregge di pecore che lì sostò. Così anche la chiesa di San Nicolò è prima di tutto il segno di un’innegabile fede, rivendicata attraverso le dimensioni anomale rispetto a quelle degli altri edifici del paese. La fisionomia attuale della chiesa, con la sua maestosa facciata bianca, si delineò già a fine Seicento, ma fu spesso oggetto di restauri e rifacimenti, riportati con la massima precisione nei registri parrocchiali, a causa delle frequenti scosse di terremoto.
La povertà del luogo era tale che gli arredi sacri erano fatti venire da fuori (da Concordia Sagittaria in provincia di Venezia, come riporta una cronaca del 1587) e si andavano ad aggiungere ai pochi oggetti acquistati con grandi sacrifici dalla popolazione. La chiesa conserva alcune sculture in legno di Giacomo Marizza e un altare ligneo del sec. XVII.
Nei pressi di Poffabro, si trova il santuario della Beata Vergine della Salute, eretto nel 1873 a Pian Delle Merie in pulite forme neoclassiche.